Storia delle donne che ci aprirono la strada
consigliato da Maria Vittoria Vittori
#LibriInTasca è lo Speciale sul sito dell’Indice che accompagnerà la vostra estate.
Sarà un compagno di viaggio loquace e mai banale, e si comporrà di tanti consigli di lettura suggeriti da voci diverse e penne più o meno note: libri pensati per viaggiatori in cerca di avventure e tomi poderosi per chi poltrisce sotto l’ombrellone.
Maria Rosa Cutrufelli
IL GIUDICE DELLE DONNE
pp. 264, 18 €
Frassinelli, Milano 2016
Se molti conoscono l’esistenza di donne chiamate suffragette, che all’inizio del Novecento in Gran Bretagna e negli Stati Uniti lottavano per il diritto al voto, a settant’anni dal primo suffragio universale risulta invece ancora sconosciuta la storia delle dieci maestre marchigiane che nel 1906 presentarono domanda per essere iscritte nelle liste elettorali. Ce la racconta ora Maria Rosa Cutrufelli nel suo ultimo romanzo Il giudice delle donne che riesce a calare, in maniera estremamente efficace e coinvolgente, un progetto audace e a quei tempi utopico, nella quotidianità di un paese d’inizio Novecento. Da vera “pescatrice di vite perdute”, secondo l’espressione di Don De Lillo, la scrittrice si è già occupata di recuperare e reinventare storie di donne perdute nel magma della Storia, dall’anonima “briganta” dell’Ottocento a Olympe de Gouges, autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Questa volta, intorno alla figura della maestra Luigia Mandolini Matteucci, moglie del sindaco di Montemarciano, ma soprattutto la più autorevole e agguerrita tra le dieci firmatarie della richiesta d’iscrizione alle liste elettorali, colloca due figure d’invenzione. Alessandra, la giovane maestra amica di Luigia, che s’affaccia per la prima volta da sola in un’aula scolastica, in un contesto sociale sconosciuto, in un mondo di idee nuove ed esaltanti, quali le rivendicazioni emancipazioniste e la pedagogia montessoriana e Teresa, bambina un po’ selvatica ma di grande intelligenza, che è già abbastanza adulta per avere esperienza del dolore e per cogliere l’ironia feroce degli abitanti di Montemarciano verso le “maestrine” ribelli.
Alle loro voci narranti s’alterna quella di Adelmo, che rappresenta il punto di vista maschile sulla storia. Essendo giornalista, il suo è un punto di vista che dà conto degli avvenimenti più significativi della provincia anconetana e del più vasto territorio nazionale, come l’Esposizione di Milano che diventa, per la scrittrice, occasione privilegiata per inserire il personaggio realmente esistito della sarta Rosa Genoni, donna interessantissima che creò modelli esclusivi, inventando di fatto la moda italiana, e fu una delle prime pacifiste ed emancipazioniste, insieme alle più conosciute Anna Maria Mozzoni e Anna Kuliscioff.
È sempre attraverso Adelmo che vengono ricostruite le colorite reazioni della stampa del tempo che, dapprima sbrigativamente irridenti e sarcastiche sulla questione del “voto alle sottane”, diventano progressivamente più interessate soprattutto dopo l’inatteso parere favorevole del presidente della Corte d’Appello di Ancona, Lodovico Mortara: il giudice delle donne, per l’appunto. Pur essendo in linea teorica contrario al voto alle donne, accoglie la loro richiesta perché, come suggerisce l’autrice, in qualche modo viene a toccare una sua sensibilità scoperta, da cittadino di origine ebraica che soltanto da poco ha ottenuto i diritti civili. Ma non basterà questo primo successo e, come ben sappiamo, il cammino delle donne italiane sarà ancora lungo ed estremamente faticoso: merito di Maria Rosa Cutrufelli è l’aver ideato e narrato una magnifica storia politica che è tale non solo perché nasce dal desiderio di riconnettersi a quelle prime misconosciute rivendicazioni da cui è partito questo cammino delle donne, ma anche per il grande rilievo dato al personaggio di Alessandra che, imparando a capire chi è e a progettare ciò che vuole diventare, compie la sua rivoluzione.
M V Vittori è critica letteraria
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