BCBF 2016
di Sara Marconi
La Bologna Children’s Book Fair si è svolta dal 4 al 7 aprile (per sapere cos’è questa fiera e perché è così importante rimando al bellissimo articolo di Zoboli pubblicato sul numero di aprile).
Alcuni dati: i visitatori sono decisamente aumentati rispetto al 2015 (+16,8% per i visitatori stranieri e +4,1% per gli italiani), il padiglione dedicato alla multimedialità, al suo esordio, è stato visitatissimo, la Mostra Illustratori, che quest’anno era una meta-mostra (“Artisti e capolavori dell’illustrazione. 50 Illustrators Exhibitions 1967-2016”) è stata ancora più affollata del solito. I numeri, insomma, hanno fatto felici gli organizzatori. Quest’anno, poi, è stato il primo del Premio Strega ragazze e ragazzi, assegnato a Susanna Tamaro e Chiara Carminati; ed è stato un anno in cui i canali online della fiera (il sito e i canali social) sono cresciuti esponenzialmente.
L’atmosfera che si respira alla Bologna Children’s Book Fair
I dati sono utili a dare alcune coordinate, ma aiutano solo in parte a raccontare l’atmosfera della fiera, con i giovani illustratori che vagano con i loro book spesso pieni di tesori, gli autori italiani apparentemente in gita di classe, i cortili interni in cui la gente si toglie le scarpe, tira fuori dallo zaino un panino o anche soltanto guarda nel vuoto, sperando di trovare nuove energie per ributtarsi dentro, tra tutti quei libri.
È ovvio, del resto: è dedicata agli operatori ed è settoriale. È lapalissiano ma è così: lì dentro ci sono solo persone che lavorano a vario titolo con i libri, e con i libri per bambini e per ragazzi. È il regno del pettegolezzo ma anche degli incontri tra vecchi amici; nascono nuovi progetti, vengono celebrate grandi glorie che (purtroppo) fuori da quel mondo sono praticamente sconosciute, si dà un corpo a nomi e titoli che si conoscono da anni senza averli mai incontrati. Ci sono gli editori, i librai, i bibliotecari, gli insegnanti, i traduttori, gli autori, gli illustratori; ci sono gli italiani e “gli internazionali”, ovvero gli editori che arrivano da tutte le parti del mondo per esserci, per comprare e per vendere libri.
Negli stand delle case editrici tavolini spesso minuscoli e ingombri ospitano appuntamenti senza soluzione di continuità; i fotografi girano, gli intervistati si fanno intervistare, vengono presentate le nuove collane, i nuovi cataloghi, le nuove copertine. Si discute intervenendo agli eventi, spesso in stanze affollate, con le persone in piedi, sedute per terra, spiaccicate in un angolo (gli eventi, quest’anno, sono stati più di 160). Ci si immerge nella Libreria Internazionale che – con oltre quindicimila titoli da tutto il mondo – custodisce meraviglie inimmaginabili. Si vaga, ci si incontra, ci si perde. Si fugge dalla fiera a metà mattina per riuscire a visitare una scuola e a tornare indietro in tempo. E poi si sciama, tra le cinque e le sei, verso il centro città, dove ci sono altri appuntamenti, altri incontri, altre mostre.
Da dove viene e dove va il mercato
È molto difficile, per me, distillare da tutto questo magma “le tendenze del mercato”. Vedo alcuni nomi tornare con una certa insistenza, assisto ad alcuni deboli segnali di ripresa della narrativa 9-12 anni che ultimamente era stata schiacciata dal fiorire delle cosiddette “serie”, ammiro la qualità indiscutibile di alcuni libri usciti da case editrici indipendenti e piccole, spesso minuscole. Mi sembra che si senta meno di alcuni anni fa il ritornello dei figli di un dio minore, il bisogno di dire che “anche questa è letteratura, anche noi siamo scrittori, anche questi sono romanzi”: oggi – anche grazie a chi scrive online – la riflessione sui testi della letteratura per ragazzi si sta diffondendo, sta uscendo da quelle poche e fortunate aule universitarie in cui è nata e sta diventando norma, abitudine. Non riesco a parlare di tendenze, ma posso provare a parlare di debiti e di riconoscenza.
La mia personale fiera si è aperta lunedì alle tre, quando sono andata ad ascoltare la presentazione di un libro di Donatella Ziliotto che viene ripubblicato oggi dalle edizioni Lapis: Un chilo di piume un chilo di piombo. E si è chiusa mercoledì sera alle sette, quando sono stata all’evento organizzato in Salaborsa per ricordare Gianna Vitali. Non poteva aprirsi meglio, non poteva chiudersi meglio. Donatella Ziliotto e Gianna Vitali sono state pioniere, visionarie, intransigenti, instancabili. Se non sapete chi sono e cosa hanno fatto cercatele in rete: troverete la storia di una passione che non si piega alle mode e alla cortesia di facciata e che non viene spenta neppure – e questo è ancora più prezioso, forse – dagli incredibili risultati raggiunti.
Tutta quella gente che vagava nei padiglioni italiani, tutti quegli editori librai bibliotecari insegnanti traduttori autori illustratori di cui parlavo, fanno le cose che fanno anche grazie al fatto che prima ci sono state loro. Quel brulichio, quei progetti nuovi, quegli incontri, quelle discussioni – insomma, quel movimento frenetico che in fiera viene fotografato tutto insieme per poi continuare tutto l’anno in giro per l’Italia… tutto quel movimento è possibile perché qualcuno, prima, ha dato una spinta forte, fortissima: e Donatella Ziliotto e Gianna Vitali sono state fondamentali per quella spinta.
E quindi, certo, guardiamo a “dove va il mercato”; ma cerchiamo di ricordarci anche da dove viene, quel mercato, da quali idee, da quali speranze. Nel tentativo di far sì che la letteratura per ragazzi di oggi e dei prossimi anni sappia mantenere quelle promesse, e farle contente.
sara@saramarconi.it
S Marconi è autrice di libri per l’infanzia