Dal lontano Nord la realtà allo specchio
il consiglio di Fabio Soriente
FIABE DANESI
ed. orig. 2015, traduz. dal danese di Bruno Berni
pp. 255, € 16
Iperborea, Milano 2015
Il volume Fiabe danesi, edito da Iperborea e curato da Bruno Berni, raccoglie le più significative fiabe della tradizione popolare danese, che proprio nel XIX secolo approda alla forma scritta. Viene in mente Andersen, che del genere fu uno degli scrittori più fecondi e maturi, ma anch’egli in debito con la tradizione riportata da questo libro. Che la fiaba sia un genere antichissimo è cosa nota. Interessante è notare come essa sia un’esigenza che perdura ai giorni nostri. Questo perché la fiaba è una dimensione presso cui rifugiarsi, uno specchio che semplifica la nostra realtà e la popola di creature fantastiche. Sarebbe, tuttavia, del tutto deformante pensare che la fiaba sia rivolta solo all’infanzia. Infatti, dietro al fascino della magia, vi è un mondo che, bene o male, funziona come il nostro.
Contadini, briganti e cigni bellissimi
Topico è lo sconvolgimento della situazione di partenza. È il caso, ad esempio, de La scatola dei desideri, in cui questo oggetto dal potere illimitato viene donato per compassione a un povero contadino (personaggio tipico della fiaba danese). A questo viene così data la possibilità di arricchirsi. Ma attenzione, questa operazione prevede sempre un rischio, un do ut des fiabesco. Nella storia di cui sopra, in cambio del magico oggetto, l’uomo deve concedere al benefattore (evidentemente uno stregone) le proprie tre figlie.
Non sempre si giunge alla conclusione in maniera candida, e ciò è ancor più vero nella tradizione nordica. A volte c’è spargimento di sangue. Si legga, a proposito, Pan per focaccia. Tre briganti imbrogliano la moglie di un fattore, il quale, approfittando della loro faciloneria, si riprende i soldi con gli interessi. La vendetta sembrerebbe compiuta, ma l’episodio prende una piega inaspettata, in quella che potremmo definire una storia di giustizia privata. A far da controcanto al proletario indigente, abbiamo la famiglia reale. In questo caso, il protagonista è regolarmente colpito da qualche sventura. È il caso de Gli undici cigni, in cui un re perde prima l’amata regina e poi, raggirato dalla fattucchiera di turno, vede i figli trasformati in cigni. In ogni caso comunque, il lieto fine sarà sempre raggiunto, condizione imprescindibile della fiaba.
Tra le più avvincenti, Il principe Biancorso: non ho potuto fare a meno di pensare alla vicenda di Amore e Psiche nel leggere della principessa che, per rompere l’incantesimo, di notte non può osservare il suo compagno, che di giorno ha sembianze d’orso. Ma forze esterne la fanno vacillare e, proprio come accade a Psiche nel mito antico, la ragazza avvicina una lampada al viso del principe dormiente per vederlo: della cera cade su Biancorso e lo sveglia, decretando l’allontanamento dei due. Ma l’amore autentico è più forte di ogni cosa, così che, dopo prove importanti, il “vissero felici e contenti” è assicurato.
fabio.soriente@aol.fr
F. Soriente è critico letterario