Riccardo Gazzaniga – Non devi dirlo a nessuno

I turbamenti del giovane Luca

recensione di Loretta Junck

dal  numero di ottobre 2016

Riccardo Gazzaniga
NON DEVI DIRLO A NESSUNO
pp. 246, € 17,50
Einaudi, Torino 2016

GazzanigaL’autore ha vinto il Calvino nel 2012 con A viso coperto (Einaudi, 2013; la recensione dell’Indice sul numero di giugno 2013), una vicenda di poliziotti e ultras. Per Non devi dirlo a nessuno, sua seconda prova, ha scelto una trama completamente diversa, da romanzo di formazione, confermandosi narratore di razza, abile nella ricostruzione realistica e accurata degli ambienti, sicuro nella creazione di personaggi del tutto credibili. Siamo alla fine degli anni ottanta: i ragazzi già sono assorbiti dai videogiochi, ma le mountain bike si chiamano arrampichini, si fa ancora la coda davanti alle cabine telefoniche e dei pc si inizia appena a parlare. Il protagonista Luca è un tredicenne genovese che trascorre l’estate nel paese dei nonni materni, Lamon, tra le montagne nel Bellunese, insieme alla mamma, al papà magistrato e al fratellino Giorgio di dieci anni. Tra i due ragazzi c’è un forte legame di affetto e di complicità e Luca prende molto sul serio il ruolo di fratello maggiore.

Nel luogo delle vacanze il ragazzo ritrova, come tutti gli anni, le amicizie (foresti come lui, ma anche locali), le partite a calcetto e una libertà di movimento di cui in città non può godere. Ma nella cruciale estate del 1989, che rimarrà nella sua vita come una pietra miliare, ci sono anche importanti novità: le ragazze, i primi turbamenti sessuali, il primo innamoramento. Temi trattati in modo esplicito eppure con una sorta di candore da un narratore in terza persona che assume totalmente il punto di vista del protagonista adolescente. Una sera, inoltrandosi nel bosco dietro casa dove Giorgio, il piccolo, è convinto che riuscirà a trovare il tasso, i due fratelli vedono (o credono di vedere) una figura umana di alta statura che pare abbracciata a un tronco e due occhi fissi su di loro. Quando ne parlano ai genitori, questi li inducono a pensare a un fenomeno di autosuggestione. Gli adulti, d’altra parte, anche se affettuosi, sembrano spesso distratti e lontani, fisicamente o psicologicamente, dal mondo dei ragazzi. Lo strano incontro è il primo episodio di una trama (horror? gialla?) che, inizialmente sullo sfondo, balzerà in primo piano trovando una soluzione drammatica dopo un inaspettato colpo di scena.

Nel finale Luca, che gli eventi hanno fatto crescere e maturare, ha imparato che può succedere di tradire un amico anche senza volerlo, che degli adulti non ci si può fidare perché mentono, che “la vita era una pietra che rotolava sotto la spinta di quella forza misteriosa che poteva chiamarsi un giorno sfiga, un altro fortuna, un altro caso” e che solo chi sa guardarti davvero ti può salvare. L’apparizione ‒ nella foresta buia ma non per questo minacciosa ‒ del tasso cui Giorgio, il bambino strappato per due volte alla morte, non ha smesso di credere, assume il valore di un’epifania simbolicamente salvifica, ricordando ai cultori di Stephen King un episodio simile, e ugualmente significativo, quello del capriolo comparso al protagonista di The Body, che lo vede lungo la ferrovia ma non ne fa parola. Perché ci sono esperienze così legate al profondo che, come indica il titolo del romanzo di Gazzaniga, non si devono dire a nessuno. Questa, sulle tracce dello scrittore americano, la cui lezione è stata certamente presente all’autore ‒ come lui stesso rivela nel primo risvolto di copertina ‒ ci sembra la chiave interpretativa del romanzo, che rivela grande finezza e sensibilità nel cogliere l’animo della prima adolescenza.

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