Lauren Groff – Fato e furia

Frammenti di complicata bellezza

recensione di Virginia Pignagnoli

dal numero di aprile 2017

 

Lauren Groff
FATO E FURIA
ed. orig. 2015, trad. dall’inglese di Tommaso Pincio
pp. 459, € 19
Bompiani, Milano 2016

Lauren Groff - Fato e furiaFato e furia è la storia di Mathilde e Lancelot, detto Lotto. Mathilde e Lotto sono giovani quando decidono di sposarsi, sono belli, hanno tutta la vita davanti. Contrariamente a tutti i pronostici, la coppia è indistruttibile. Entrambi si sono sentiti rifiutati dalle loro rispettive famiglie e riusciranno nel difficile compito di far durare la loro. Crescono insieme, con Mathilde che partecipa in silenzio ai successi artistici del marito diventato drammaturgo, e sopporta il suo narcisismo. Per buona parte del romanzo lo spazio narrativo è quello della New York degli artisti e dei creativi, un mondo di persone determinate, egocentriche, che distruggono e vengono a loro volta distrutte. Un mondo, quello dell’arte, che viene indagato, sviscerato, fatto a pezzi e ricostruito e che sarà la causa di molti litigi tra Mathilde, che “si sentiva indegna dell’amore di una sola persona”, e Lotto, che “voleva l’amore di tutti”. Poi c’è il “tanfo umido della Florida centrale” dove Lotto è cresciuto e dove la madre, prima di sposarsi, aveva lavorato per anni come sirena in carne e ossa, nel parco di Weeki Wachee, vicino a Tampa. C’è il Vassar College e ci sono i sobborghi di New York, dove Mathilde e Lotto si rifugeranno in età adulta.

Se la prima parte del romanzo vede la protagonista femminile un po’ in disparte, come se davvero le donne, nelle opere di finzione, fossero “sempre definite dalle loro relazioni”, nella seconda parte questo schema viene ribaltato e la narrazione ci offre uno scorcio su quel personaggio volitivo, sensibile e impenetrabile che è Mathilde. Stilisticamente, dunque, abbiamo un narratore onnisciente che prima ci racconta il mondo secondo un personaggio, Lotto, e poi lo capovolge e ci mostra come tutto quello che è già stato raccontato possa essere raccontato di nuovo, ancora e ancora. Infine, intervallano la narrazione degli incisi tra parentesi quadre, come nel passo seguente: “Il sesso come ribellione contro il modo in cui le cose dovrebbero essere (Vi suona familiare? Lo è. Non c’è storia più comune sulla terra)”. La voce narrante viene quindi controbilanciata da un’altra voce, più schietta, più sincera, priva cioè di quell’artificio che inevitabilmente si associa al narratore onnisciente. Ed è grazie a questi accorgimenti che si rivela il talento di Lauren Groff: un’autrice che sebbene sia finita sotto i riflettori solo ora, complici un grande successo di pubblico e qualche famoso endorsement (tra cui quello di Obama, che dichiarò Fato e furia il suo libro preferito del 2015), ha già alle spalle altri due romanzi, I mostri di Templeton (Einaudi, 2008) e Arcadia (Codice, 2012), e una raccolta di racconti Delicati uccelli commestibili (Codice, 2016).

Dice Groff, mimetizzata tra le parentesi quadre: The lives of others come together in fragments, “le vite degli altri si ricompongono per frammenti”. Ed è questo Fato e furia: una delicata danza di voci, di contraddizioni e d‘impressioni che a poco a poco, frammento dopo frammento, ci ricordano la complicata bellezza dell’essere umano.

virginia.pignagnoli@unito.it

V Pignagnoli è post-doc in letteratura anglo-americana all’Università di Torino