Guadalupe Nettel – Quando finisce l’inverno

Inabile all’amore

recensione di Vittoria Martinetto

dal numero di febbraio 2017

Guadalupe Nettel
QUANDO FINISCE L’INVERNO
ed. orig. 2014, trad. dallo spagnolo di Federica Niola
pp. 238, € 19,50
Einaudi, Torino 2016

Guadalupe Nettel - Quando finisce l’inverno“Esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto, siamo condannati a trovare soltanto briciole di felicità”. Questa citazione di Ramón Ribeyro, che compare nelle ultime pagine di Quando finisce l’inverno di Guadalupe Nettel sembra tirare le fila delle storie intrecciate dalla scrittrice messicana in questo romanzo che ha vinto in Spagna il prestigioso premio Herralde de Novela, ed è il suo secondo pubblicato da Einaudi (Il corpo in cui sono nata, “L’Indice” 2014, n. 6).
Il romanzo si apre con il personaggio di Claudio, un cubano che vive a New York e lavora per una casa editrice, trincerato nel suo appartamento di single per difendersi da una città invadente. Misantropo e cinico, convinto di essere “inabile all’amore” sebbene non sempre orgoglioso del suo status – “ci sono giorni in cui vorrei una famiglia, una donna silenziosa e discreta, un bambino muto, preferibilmente” –, ha lasciato entrare nella sua vita, sebbene con riluttanza, Ruth, una donna di quindici anni più vecchia di lui, ricca e raffinata, che lo attrae per dettagli non scontati come due occhi con “zampe di gallina che le danno un’aria simile alle icone ortodosse”, martirio che “sopperisce all’obiettiva assenza di bellezza”. Quest’uomo arido e sicuro di sé, che scopa con la sua amante per scaricarsi e “soddisfare i bisogni della settimana”, ostentandola in passeggiate occasionali “come stare a braccetto con una vetrina: borsa Lagerfeld, occhiali Chanel”, sembra il personaggio meno incline a un coup de foudre che possa renderlo all’improvviso sentimentale.

Mosaico di vite imperfette

È invece quanto accade quando la sua strada si incrocia per caso, durante un soggiorno a Parigi, con quella di Cecilia, messicana di provincia dal carattere introverso arrivata nella capitale francese con una borsa di studio, che conduce un’esistenza precaria in un monolocale affacciato sul Père Lachaise. Affascinata dalla morte, come tutti coloro che non ne abbiano ancora subita alcuna, Cecilia visita ossessivamente anche gli altri cimiteri della città, soffermandosi sulle tombe di autori venerati come César Vallejo o Julio Cortázar, e interrompe la sua quotidianità solitaria per lasciarvi entrare Tom, suo vicino di casa, affetto da una malattia degenerativa, con il quale scopre di condividere la passione per i cimiteri e stabilisce un’affettuosa relazione.

Come in ogni romanzo di grande respiro, non solo l’incontro fra Claudio e Cecilia, che si sospetta fin dall’inizio nell’alternarsi delle due vicende apparentemente irrelate, accade ma non si sviluppa nel modo scontato e previsto, bensì le loro rispettive vicende non coinvolgono solo Ruth e Tom, ma si allargano a personaggi del passato che affiorano dai ricordi evocati dallo scossone emotivo, venendo a comporre tutto un mosaico di vite, appunto, imperfette. E, sempre secondo i meccanismi classici della narrativa, i due personaggi – che per questo rimangono protagonisti – subiranno grandi trasformazioni: Cecilia verrà a contatto con la morte vera, Claudio con la propria invalidità fisica, che li porteranno se non a redimersi dall’infelicità, almeno, ad accettare la propria condizione esistenziale. Seguendo i loro rispettivi punti di vista in prima persona, il lettore finisce per passare in rivista un campionario di idiosincrasie, nevrosi e proiezioni illusorie, che li fanno cozzare e rimbalzare come palle da biliardo, venendo a comporre un manuale dei rapporti amorosi, che conferma quanto siano tremendamente complicati e simili fra loro (e ai nostri).

vittoria.martinetto@gmail.com

V Martinetto insegna letterature ispaniche all’Università di Torino