Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante – Giallo banana

Parodia di genere tra botox e buffet

recensione di  Annarita Merli

dal numero di aprile 2016

Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante
GIALLO BANANA
pp. 272, € 16
Neri Pozza, Vicenza 2015

Di Giamberardino-Durante - Giallo BananaUn nobile squattrinato decide di suicidarsi impiccandosi. Prepara con cura il cappio, come faceva lo stralunato barone Rizieri in Sedotta e abbandonata. E come il barone Rizieri era salvato dall’arrivo provvidenziale di Vincenzo Ascalone, anche il conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea è salvato dal tempestivo sopraggiungere di Gelasio, il maggiordomo di origini siberiane, col vassoio della colazione. Abbondante, perché i centodieci chili del nobile romano hanno bisogno di nutrimento.
Giallo è nel titolo, giallo è il colore della copertina: non c’è dubbio, ci deve scappare il morto. Anzi la morta, la contessa Polly Castaldi Cestelli, nota per aver partecipato al reality televisivo L’isola dei famosi. Siamo a Roma, nell’ambiente che nutre la rubrica Cafonal di Dagospia e le sue feste. I personaggi ci sono tutti: nobili dai doppi, tripli cognomi, tra i quali soltanto Caio Castaldi Cestelli, il vedovo di Polly, ha soldi veri; stilisti con i lineamenti ingessati dal botox; conduttori di celebri rubriche televisive; attricette in cerca di notorietà o già sul viale del tramonto; belli delle fiction; fotografi che preferiscono tenersi gli scatti dei personaggi famosi invece di pubblicarli, per poi poter ricattare le proprie vittime (ricorda qualcosa?); vincitori di reality televisivi; politici, sempre affamati, anche di buffet. Tra i politici spicca l’onorevole Daniela Palanche, con i suoi visoni. Ce n’è per tutti, per la destra e per la sinistra del parlamento, in una girandola di personaggi fasulli, inutili, corrotti, vuoti, con i loro scheletri nell’armadio. Il tono è leggero, ironico, caricaturale. Alcuni personaggi compaiono addirittura col loro nome (Simona Ventura, Marco Travaglio). Per altri è di un’evidenza lampante il modello originario.

Tra tutti spicca Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, definito già nella copertina “il principe investigatore” e che per tutto il libro si affannerà invano, a specificare di essere soltanto un conte. Vittorio appartiene alla categoria degli investigatori dilettanti. Non è un poliziotto, un carabiniere, un magistrato, un medico legale, un avvocato, ma possiamo intuire che gli capiteranno molti altri casi da risolvere. Del resto tempo libero ne ha, essendo sostanzialmente nullafacente, come si conviene a un nobile decaduto, ma avendo anche una grande attitudine a risolvere le parole crociate, a osservare i particolari, a collegare informazioni apparentemente disparate, a riflettere. Una coppia di giallisti, quella degli autori, che guarda avanti. Il loro principe sicuramente si affiancherà ai tanti commissari et similia che tanto successo hanno avuto e hanno nella nostra recente narrativa. Ma qui c’è la sfumatura banana, ovvero una scoperta volontà parodistica del genere stesso in cui si inserisce il libro. Giamberardino, finalista al Premio Calvino nel 2009 con l’originale e filosofico Aristeo e le api (diventato nell’edizione pubblicata da Socrates La marcatura della regina), non a caso, come la collega di scrittura Costanza Durante, ha una formazione da sceneggiatore.