Marco Montemarano – La ricchezza

Un intruso felice

recensione di Angelo Molica Franco

Marco Montemarano
LA RICCHEZZA
pp. 272, € 16,50
Neri Pozza, Venezia 2015

copC’è qualcosa di dolorosamente seduttivo nella scrittura di Marco Montemarano di cui, come in un supplizio di Tantalo, il lettore non è mai sazio. Anche una volta finito il romanzo, l’agilità con cui lo stesso lettore viene condotto all’epilogo lascia un che di assente, di incompiuto, che non può che tormentare e che non può che essere perfettamente intonato allo stile e alla vicenda narrata in La ricchezza. Sullo sfondo di una stagione politica (gli anni settanta e ottanta) molto sentita dai giovani dell’epoca, Montemarano incastona i destini di quattro personaggi principali: tre fratelli e un amico che, a ragione, potremmo definire un intruso: felice di esserlo e bisognoso di sentirsi tale. I tre fratelli Pedrotti con la loro famiglia perfetta, il padre Onorevole e la bella casa da un lato; e dall’altro l’intruso, il suo alloggio modesto e un padre cui rivolge a fatica il buongiorno. Ma ciò che preme ed è necessario dire – al di là del dipanare la matassa di una trama scritta con maestria da affabulatore di lungo corso (Montemarano è un esordiente, vincitore del Premio Neri Pozza) – è la violenta evidenza di come questo romanzo racconti la storia di tutti quegli adolescenti scontenti, disillusi e un poco infelici che hanno guardato, ammirato, desiderato, invidiato la vita degli altri; e racconta anche della ferita che l’impossibilità di tutto questo causa.

Questo succede a Giovanni l’intruso, che si trova attirato nella famiglia Pedrotti che sarà per lui, anche in futuro, un continuo stillicidio di miele e fiele. Amico scudiero del fratello-leader Fabrizio, amico-amante della sorella Maddalena, e amico-confidente del più piccolo, il ­freak Mario.

Il romanzo racconta i trent’anni che vanno dall’adolescenza all’età matura con un’architettura temporale che cangia la diacronia con una struttura à rebours arricchita da iperbolici salti, il tutto con una maturità sconcertante. Mai un cedimento, mai un’aporia o una tessera mancante in questo mosaico vigilato e composito. A fare da refrain alcune ossessioni ricorrenti: una fotografia scattata prima di un incidente e un segreto inconfessabile sulla morte dell’Onorevole Pedrotti che, una volta svelato, porterà a un definitivo addio e mostrerà quale, tra tutte, è la vera ricchezza. E quando sembra che una storia sia stata consegnata al lettore perché ne faccia tesoro, perché la conservi come un piccolo dolore necessario, arriva l’epilogo meta-narrativo che sconvolge tutto e che ci fa riflettere sulla letteratura e le sue manipolazioni.

angelo.molicafranco@tiscali.it

A Molica Franco è traduttore