di Gian Giacomo Migone
Anche Gianni Rondolino se n’è andato. Amico di molti tra noi, un altro fondatore dell’“Indice” viene a mancare. Per molti anni assiduo collaboratore, poi più sporadicamente presente, fino alla tragedia della morte del figlio Nicola e alla sua malattia.
Altri potranno scrivere, con conoscenza di causa superiore alla mia, del suo contributo alla cultura cinematografica del paese. Lo ricordo, soprattutto, come realizzatore di iniziative destinate a durare nel tempo. “L’Indice”, ovviamente, ma anche il Festival Cinema Giovani. Leader capace di lavorare in squadra, pronto a raccogliere stimoli e resistere a pressioni indebite, espresse le sue passioni politiche in estrema libertà, senza subordinare valori e fini agli strumenti disponibili. Ho condiviso e, per quel poco che potevo contare, sostenuto le sue battaglie.
All’“Indice”, insieme con Cesare Cases e Diego Marconi, era una delle tre cosiddette “Zie di San Gennaro” ovvero coloro che, dalla prima fila, assistono alla liquefazione del sangue, intervenendo vivacemente contro ogni deviazione dal rituale. Libri e soltanto libri. Recensioni e non editoriali o scritti pretestuosi. Cinema ma con robusti riferimenti storici e letterari.
A Carolina e a Fabrizio – anche lui tra i primi giovani a lavorare per “L’Indice” – l’abbraccio che continuiamo a dedicare, con grande nostalgia, a Gianni, compagno di lotta nostro e di innumerevoli studenti e amici.
Understatement subalpino e umorismo sottile: nel numero di febbraio 2016 anche Giaime Alonge ricorda Gianni Rondolino.